PUNTO DI INTERESSE 7 D | LA CARBONAIA

PUNTO DI INTERESSE 7 D | LA CARBONAIA

Le piccole radure che incontriamo nella parte finale della via dei lecci, tra la spiaggia del Porticciolo e Procchio, erano i luoghi dove venivano allestite le carbonaie per la produzione del carbone dal legname del bosco. Sin dall'antichità le foreste elbane erano ricche di tali siti produttivi: un vero e proprio mestiere, quasi un'arte risalente soprattutto all'epoca etrusca, quando i forni per la riduzione del minerale di ferro ingoiavano tonnellate di combustibile ricavato dalla vegetazione mediterranea. Secondo alcuni autori lo stesso nome antico dell'isola, Aethalia (la fuligginosa), attribuito ai Greci doveva riferirsi al fumo che si levava dalle fucine dove si lavorava il ferro ma anche ai pennacchi che si innalzavano dalle piazzole delle carbonaie. Il carbone era un tempo anche il combustibile domestico per il fuoco, dove cuocevano cibi genuini e saporiti.

Persino la prima centrale elettrica di Porto Azzurro, allora Porto Longone, era alimentata a carbone di legna. La legna migliore per la sua produzione era quella di leccio, erica, corbezzolo e lentisco: legni duri e compatti che trattati sapientemente davano un carbone ad alto potere calorico. La carbonaia era costituita da una catasta di legna a pianta circolare e dalla struttura semisferica, con una specie di camino al centro che serviva per l'accensione e l'alimentazione dell'ossigeno necessario ad una lenta combustione che covava all'interno della catasta, necessaria al processo di pirolisi. Il tutto era coperto di terra per impedire una bruciatura completa del legname. All'occorrenza, in condizioni di assenza di vento, venivano praticati dei fori nel cumulo per aumentare il flusso dell'aria, fessure che dovevano essere invece chiuse nelle giornate ventose.

In quei giorni eventualmente il carbonaio doveva vegliare la carbonaia per evitare la combustione completa del legname e lo sviluppo di incendi. In un periodo di cinque giorni dall'accensione, effettuata originariamente al centro della catasta, se il procedimento si era svolto correttamente, avveniva una completa distillazione a secco che trasformava il legname in carbone. Era quindi compito del carbonaio curare la combustione, praticando dei fori nella copertura affinché il fuoco non si estinguesse, ma facendo attenzione che non arrivasse troppo ossigeno che avrebbe potuto ridurre il carbone in un mucchio di cenere.

Gallery