PUNTO DI INTERESSE 3 C | ANELLO TERMOMETAMORFICO

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La nascita del plutone del Capanne e il suo anello termometamorfico

Tra i sei e o sette milioni di anni fa un imponente corpo magmatico, definito con termine più tecnico come batolite monzogranitico (dal grego Bathos profondo e lithos pietra) è risalito attraverso la crosta terrestre per consolidarsi dentro più antiche unità sedimentarie e ofiolitiche. Si è venuta a creare in questo modo la massa del plutone del Capanne, che tuttora è considerata con i suoi 9 km circa di diametro, la più grande formazione di questo tipo nell'Italia centrale e una delle maggiori del Mediterraneo occidentale.

Il fenomeno è stato imponente perché la materia ignea molto viscosa a composizione acida, derivante da fenomeni di fusione di materiale crostale o subcrostale ha innalzato un vasto cappello di rocce al cui interno si è progressivamente intrusa e consolidata, iniettando vene di magma fuso nei livelli soprastanti, scompaginandoli e modificandoli dal punto di vista fisico e chimico per le importanti temperature e pressioni in gioco. Nella formazione dei plutoni la gran parte del magma risalito rimane però sepolta a profondità varianti tra alcune centinaia di metri fino a qualche chilometro per raffreddarsi e cristallizzare lentamente, per apparire alla luce del giorni solo dopo a lunghi processi erosivi e tettonici.

Questa è una breve sintesi della nascita del complesso granodioritico, più volgarmente definito massiccio granitico del Monte Capanne, roccia che abbiamo già imparato a conoscere nel nostro cammino. Come già affermato nelle fasi di raffreddamento delle masse in consolidamento sono state emesse grandi quantità di calore che, insieme alle elevate pressioni dovute all'intrusione dei nuovi volumi magmatici, hanno modificato notevolmente le rocce incassanti creando nuove litologie, vale a dire rocce con caratteristiche fisico - chimiche diverse. Intorno alla base del Capanne è riscontrabile così quello che è definito l'anello termometamorfico dove le preesistenti serpentine sono trasformate in oliveniti, i gabbri e basalti in anfiboliti, le radiolariti in quarziti.

Nel tratto che stiamo attraversando adesso sono visibili livelli calcarei e calcarei marnosi e argillitici che si sono trasformati plasticamente e in maniera suggestiva in marmi più o meno ricchi di quarzo, diopside e wollastonite, cipollini, scisti biotitici e granatiti.

(Antonello Marchese)