
Il cisto marino nella tradizione etnobotanica. Gli altri cisti presenti all'Elba
Per quanto riguarda la tradizione etnobotanica la letteratura (cfr le Schede del Percorso Etnobotanico di Capraia in www.islepark.it) ci parla degli usi officinali anche per il cisto marino che viene impiegato sin dall'antichità nella medicina come antinfiammatorio e cicatrizzante. Con le foglie si preparava un macerato alcolico noto come "cistosina" da applicare su ustioni, piaghe, dermatiti e punture d'insetto e di tracina. Ancora nella medicina popolare i fiori e rami erano usati in caso di asma e le foglie impiegate per preparare un the.
Altro impiego popolare era quello di utilizzare i rametti con le foglie fresche per sgrassare e pulire i piatti. Fascine di cisto marino, all'Elba e sull'arcipelago noto anche come mucchio (mucchio pecito nel particolare caso del cisto marino) erano raccolte nel mondo rurale di una volta per accendere e scaldare i forni a legna per produrre schiacce e pani fragranti.
Un'altra specie di cisto presente all'Elba, ancora con una fioritura bianca, è rappresentata dal Cistus salvifolius o cisto femmina, arbusto dal portamento cespitoso, con un'altezza massima di circa un metro, caratterizzato dalle foglie ellittiche e peduncolate che possono ricordare quelle della salvia, particolare da cui deriva il nome della specie. Le foglie del cisto femmina a differenza del cisto di Montpellier non sono ricche di oli essenziali. In primavera il cisto femmina si copre dei bei fiori bianchi ancora più grandi rispetto al cisto marino, raggiungendo un diametro fino a 5 cm. Ancora più appariscente è la fioritura del cisto villoso (Cistus incanus) o cisto rosa , altra specie che ammanta i pendii isolani. E' un arbusto dal portamento eretto ed espanso, dall'altezza simile a quella delle specie già ricordate, caratterizzato dalle foglie ovate od ellittiche interamente coperte da una peluria bianca. I suoi fiori sono rosati e molto belli, dai petali grandi e delicati, che appaiono spiegazzati quando sono completamente estesi.
E' più tollerante per quanto riguardo il substrato rispetto ad altre specie prosperando anche sui terreni calcarei. Il cisto rosa era chiamato dai vecchi elbani mucchio maseto o mucchio caprino, e come avveniva per il cisto marino, le sue foglie venivano utilizzate per pulire le stoviglie, sfruttando probabilmente la fitta peluria che caratterizza questa specie.
(Antonello Marchese)