PUNTO DI INTERESSE 7 B | LECCIO (aspetti etnobotanici)

PUNTO DI INTERESSE 7 B | LECCIO (aspetti etnobotanici)

Per la sua grande diffusione nei climi miti costieri, il leccio ha accompagnato le civiltà mediterranee, per le quali la quercia sempreverde ha rappresentato un'importante risorsa economica e produttiva. Questa pianta ha sempre fornito preziosa legna da ardere, molto compatta e resistente che brucia a lungo producendo un calore intenso. Per lo stessa ragione il legname è stato impiegato tradizionalmente, insieme al legno di erica e corbezzolo, nelle carbonaie per la produzione del carbone vegetale, all'Elba fondamentale risorsa per la lavorazione del ferro.

L'isola è ancora coperta da vaste estensioni di quello che una volta era il forteto, il bosco produttivo per legna e carbone dove veniva effettuato il taglio ogni 15-20 anni, con gli esemplari ancora caratterizzati da più fusti che si innalzano dalle ceppaie. Il suo legname è duro e compatto, ricco di tannini, per cui risulta di impegnativa lavorazione, con la tendenza ad imbarcarsi: era comunque utilizzato in falegnameria per realizzare mobili, componenti resistenti quali assi di carri, manici e maniglie per attrezzi e le traversine dei binari quando erano ancora fatte di legno. Nella tradizione dei mastri d'ascia con il leccio si realizzavano le chiglie delle imbarcazioni di legno insieme ad altre strutture soggette ad usura, in genere componenti di modeste dimensioni, nelle navi di un tempo.

Nella tradizione enologica di legno di leccio erano fatti i "ciocchi" o "pezzotti" del torchio vinario. Di leccio erano le resistentissime trottole un tempo usate anche dagli adulti nelle piazze dei paesi elbani. Per l'abbondanza di tannino la corteccia del leccio era abitualmente utilizzata in conceria e così anticamente anche i suoi frutti, le ghiande. Le ghiande erano impiegate inoltre come foraggio per gli animali e un tempo, tostate e macinate, per la produzione di farina. Per quanto riguarda gli usi officinali e medicinali la letteratura ci parla di un impiego delle ghiande, corteccia, gemme e radici per ottenere tannini condensati. Si ricavano inoltre quantità variabili di resine, pectine e flavonoidi. Per la particolare composizione del fitocomplesso, la specie è impiegata in fitoterapia per il trattamento di diarree ed infiammazioni lievi a carico delle mucose.

Le api raccolgono il polline di leccio contribuendo alla produzione del miele. Per le antiche civiltà greche e italiche era considerato un albero sacro. I druidi costruivano i loro altari con il legno di leccio e ancora presso la cultura celtica la pianta rappresentava sacralità e ospitalità. Dal punto di vista simbolico il leccio rappresenta ancora forza, longevità e dignità.

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