PUNTO DI INTERESSE 6 D | I CAPRILI

PUNTO DI INTERESSE 6 D | I CAPRILI

Lungo il tratto del sentiero 248 che conduce da Monte Tambone verso il Monte di Fonza sono ancora visibili, ed in discrete condizioni, alcuni domoliti pastorali o "caprili". Si tratta di costruzioni di pietra murata a secco la cui tradizione avrebbe un'origine antichissima risalendo alle forme nuragiche realizzate dai pastori subappenninici più di tremila anni fa. Simili edifici abbondano per lo più sul massiccio del Monte Capanne, ma proprio presso il Monte Fonza si possono facilmente osservare tre strutture simili. I caprili erano costruiti ed utilizzati sin dalle epoche più remote dai pastori: nelle loro immediate vicinanze di solito si possono ancora riconoscere dei recinti in pietra a secco di 70-100 cm di altezza per il gregge composto da capre o pecore, animali che costituivano una voce importante, fino al secolo scorso, nell'economia agricola isolana.

I domoliti hanno una pianta circolare ed una copertura a volta. Il materiale di costruzione impiegato sui pendii del Monte Capanne è ovviamente il granito, mentre qui a Fonza le lastre utilizzate sono di calcare, arenaria e porfidi granodioritici, le rocce che costituiscono il promontorio. Le pietre sono state sapientemente scelte e collocate: le piu grandi e pesanti sono in genere in basso. E' presente una porta di ridotte dimensioni e, a volte, una piccola finestrella, entrambe a ridosso dei venti dominanti. All'interno si trova un sedile in pietra e il focolare. Qui il pastore poteva ripararsi durante le giornate invernali ed eventualmente pernottare in caso di maltempo. Uno studio effettuato dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena, effettuato con l'ausilio della fotografia aerea, ha censito i resti di più di un centinaio di simili insediamenti sul territorio elbano.

La concentrazione massima è stata rilevata sul versante sud occidentale del Monte Capanne. In queste zone molte strutture sono ancora in piedi ed erano utilizzate dai pastori della prima metà del XX secolo. Degli altri caprili le foto aeree hanno rinvenuto solo i resti della base. Probabilmente la tradizione della pastorizia in questi luoghi non si è mai interrotta per più di tremila anni. Le strutture erano mantenute di generazione in generazione, e se eventualmente fossero state distrutte, erano riedificate nello stesso luogo o in siti limitrofi utilizzando le stesse pietre già presenti. Non è un caso che nei pressi di queste strutture, utilizzate fino a non molto tempo fa dagli ultimi pastori elbani, sono stati rinvenuti manufatti fittili e litici vecchi di tremila anni. È perciò importante che simili edifici, una volta censiti e fotografati, siano mantenuti integri e liberati dall'eventuale crescita di vegetazione spontanea.

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